“Uccidi sei miliardi di demoni” e smetterla di preoccuparsi: Kill Six Billion Demons

Ho un rapporto ambiguo con il genere del webcomic. C’è stato un periodo di avvicinamento, poi, tra lo svaccare di molti, l’incompetenza di ancora di più e quelli bravi che poi si sa chi sono e diventano “i soliti”, ho perso l’interesse. Alla fine incappo in Kill Six Billion Demons, ci ricasco e chissenefrega del resto, vai ancora a gonfie vele.

Kill Six Billion Demons rientra a pieno titolo nel rango di “cose strane fantasy partorite in clima di New Weird“. Parte così: Allison Ruth, una everyday Penny in odor di profezie soprannaturali, si sta per fare una bella trombata, la prima della sua vita, con un bel tomo disegnato con sordidi occhi famelici. Tempo la quarta tavola, l’Elemento Soprannaturale obbligatorio ha fatto il suo ingresso, nella forma di un grande grosso guerriero in armatura minacciosa, seguito da un gruppo di cavalieri neri che, spuntati dal nulla, rapiscono il fidanzato sordido e catapultano la protagonista in un mondo esotico fatto di rovine inquietanti, gigantesche statue-carcasse, cieli rosso fuoco e un caravanserraglio di creature che farebbero squittire di piacere Guillermo del Toro. Un mondo che è poi un Aldilà con poco (molto poco) di familiare e generose dosi di bizzarro, una pastiche fattona furibonda di misticismo induista, buddhismo, zoroastrismo e Dungeons & Dragons.

Momento Mos Eisley

Tipo questo è il primo momento Mos Eisley

Si tratta di un viaggio molto eccitante, nonostante abbia tutti i difetti del webcomic americano che, a suo tempo, mi avevano portato al percorso in tre passi di avvicinamento – interessamento – fuga perché “sonotroppovecchioperquestestronzate”.

C’è un certo autocompiacimento e una tendenza semicolpevole all’autoreferenzialità. Fumettisti e blogger vanno a braccetto perché l’internet è popolato di persone che non hanno una vit… entrambe le tipologie umane sono dotate di simile sensibilità, e in modo simile nella piazza digitale riescono a trovare sfoghi, libertà e relazioni, evviva l’internet! In alcuni casi però la cosa diventa una trappola. Avete mai letto uno di quei blog o uno di quei forum frequentati da assidui sentendovi fuori posto come alla festa delle medie, mentre nelle orecchie vi ronza “Forza Panino”? Ecco, succede anche un po’ qui, perché l’autore, rigorosamente sotto pseudonimato – “abaddon” sul sito, “orbitaldropkick” su Twitter e Tumblr e un paio di altri nick sparsi qui e là  – è un po’ un glorioso erede di questo vetusto retaggio. Alle volte è un limite, perché si involtola nell’inside joke o in soluzioni ermetiche, dando per scontato che una solita cricca lo segua e intenda perfettamente quello che vuole dire: in quei momenti lì, la narrazione soffre un po’ il peso della fantasia anziché venirne sostenuta. Capita anche che il ritmo venga meno, e trascinato da un’opera di costruzione mitologica imponente ci si scordi di portare avanti la storia, anche se quando  la cosa cade nella trappola dello spiegone è tutto talmente sexy da farsela perdonare.

Mitopoeitica di Kill Six Billion Demons

Spiegoni che si fanno perdonare.

Dice qualcosa di questi vizietti anche l’origine del fumetto: partito come come storia interattiva su un forum (con impostazione un po’ diversa, ma abbastanza vicina per temi e personaggi da essere considerata una “prima stesura”),  e di cui in parte eredita il pubblico, una folta platea di commentatori la cui capacità di mantenersi In Character travalica dal lodevole all’inquietante in alcune occasioni. Questo branco di degenerati ha voce in capitolo nello sviluppo del fumetto, partecipando attivamente con suggerimenti e idee, cosa se da un lato rende Kill Six Billion Demons un esempio di narrativa aperta e di possibilità dell’open source e degli strumenti collaborativi applicati alla creatività, che è anche uno degli esiti più alti in cui può sfociare la coltivazione del gioco di ruolo, dall’altra non salva dalla possibilità di dar troppo retta agli idioti e perdere compattezza; ci si porta un po’dietro quella puzzetta di ambienti chiusi e di adolescente colto e nerd che stava attaccata addosso al web dei primi tempi, quando The Internet Was For Porn (altri tempi, ehm ehm).

I primordi di Kill Six Billion Demons: play by forum!

Ammettiamolo, già all’inizio tirava aria buona.

Dunque: ci sono punti oscuri, divagazioni gratuite, amici della parrocchietta, alle volte stai ad aspettare l’azione vera e propria che arriva solo dopo una serie di presentazioni prolungate di personaggi talmente supercool che poi tutto si scarica così in fretta (risoluzioni brutali, ma assai rapide) che hai la sensazione di una sessione di masturbazione idealmente gratificante che si conclude con coito abbreviato – e per un fumetto che ha nel titolo la musicale e sintetica bellezza di Kill Six Billion Demons, di demoni se ne uccidono pochini per molte tavole… ma con tutto questo, ne vale ancora assolutamente la pena.

Kill Six Billion Demons vale la pena innanzitutto per il suo worldbuilding. Se alle volte trascina il buon abaddon fuori dai binari, non posso fargliene una colpa, perché è inebriante. L’autore cita tra le sue ispirazioni il fumetto francese, e mi vedo il buon Moebius e dall’Incal in poi tutta una grande tradizione di fattanza fatta a fumetto, ma, pur senza poter mettere mani sul fuoco sulle fonti reali, io ci vedo anche Miller, forse un po’ di Tanino Liberatore, Planescape dal gioco di ruolo, Adventure Time e il giappone, e tutta una serie di suggestioni accumulate con irruenza, passione e senza particolare criterio, alle volte sbracando certo, ma mai perdendo il fondamentale sense of wonder del fantastico: dalle vagonate di creature grandi e piccole che hanno già fatto sorgere telluricamente le basi di una Wikia dedicata, alla pornografia paesaggistica di vedute allucinatorie o spaccati di meticolosità maniacale, il risultato finale non è mai noioso o scontato, e in gran parte privo di quel senso di ammiccamento che i geek confondono con il tributo sincero.

Kill Six Billion Demons: veduta d'ambiente

L’horror vacui che fa worldbuilding.

Se questo non bastasse, l’impressione generale è che, nonostante si perda via nello scenario generale e nella periodicità diluita del webcomic, dietro la follia ci sia metodo, e una direzione certa, senza che questo voglia dire scadere nel metaforone. L’aldilà di Kill Six Billion Demons è un luogo mistico dove il culto della divinità si è trasformato in un ciclo infinito di rapporti di potere del forte sul debole secondo la regola del sado-maso; in pratica, angeli, demoni, e creature soprannaturali di vario genere e natura si comportano come una mafia metafisica.

Ci sono oppressori e oppressi e gente che non sa da che parte girarsi, compreso un particolare angelo per cui la questione del sesso è diventato un fondamentale dilemma nell’interpretazione dell’identità personale. In generale si intravede il farsi di un tema che riguarda la libertà personale e il rispetto della differenza, senza però che questo (almeno, non ancora) scada nel bigino ateistico o nel pamphlet transgender.

A questo proposito, c’è pure una notevole sensibilità sui personaggi femminili: non stiamo parlando di quote rosa o della falsa coscienza che anima tanta produzione USA “maggiore” di adesso, ma di una certa consapevolezza di come funziona quella metà di esseri umani privi di pene, ma senza soffrirne l’invidia.

Tra bontà dell’intento, fantasia straripante e sincero divertimento, mi permetto di avere fiducia in questo giovanotto, che per giunta pubblicamente si mostra molto consapevole e produttivamente autocritico, al presente, e a guardare invece al suo passato si capisce come sia stato in grado di maturare moltissimo artisticamente e come su forme più brevi sia stato in grado di mantenere una buona padronanza di tempi e modi della narrazione: diamogli modo di portarci sulla via del Paradiso, non sarà un purgatorio.

 

L'autore /


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"Un coniglio grande e possente. Suoi simboli sono il martello onniveggente e la falce vendicativa." - UrbanDictionary.com -

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